lunedì 29 novembre 2010

LA SPECULAZIONE HA RIPRESO AD ATTACCARCI!

Come si temeva la speculazione ha ripreso il suo attacco ai nostri titoli di Stato, oggi lo spread BTP - BUND a 10 anni ha raggiunto la fatidica soglia dei 200 punti base, da qui potrebbe iniziare una brutta discesa. Chi segue l’azionario sa come la nostra borsa recentemente abbia avuto brutte performance, mentre i tedeschi hanno guadagnato, ciò è una spia della nostra debolezza ed è un segnale di fuoriuscita dall’Euro. Quando il Tesoro varò a maggio la manovra ci lamentammo dicendo che era mediocre, adesso si vedono i risultati, si paventa una manovrona che sarà varata dal prossimo governo il cui Presidente del Consiglio secondo il “fiuto” sarà Draghi; poi privatizzerà gli ultimi gioielli di Stato rimasti… a tal proposito sentite cosa disse Cossiga di Draghi nel 2008 (guardate il video).
Questo film l’Italia lo ha già vissuto nel 1992, allora rischiammo seriamente il default, quindi per risanare il bilancio bisognava privatizzare svendendo le nostre aziende anche agli amici degli speculatori, adesso la storia si ripete. Comunque con Draghi presidente ci potrebbe essere un forte rimbalzo dei nostri titoli, anche perché agli speculatori Draghi piace, questa è la finanza!

martedì 23 novembre 2010

L'INFLUENZA SUINA CHE AMMAZZA I PIIGS


Dunque dopo la Grecia anche l’Irlanda ha preso la “suina”, poiché è un virus contagioso, il Portogallo si accinge a prenderla, gli altri 2 paesi dei PIIGS , Spagna ed Italia è bene che si vaccinino prima che sia tardi.
Scherzi a parte, effettivamente il Portogallo è già da qualche tempo sulla strada della Grecia e dell’Irlanda, pertanto chi ha acquistato recentemente detti titoli non dovrebbe perdere molto, deve stare attento chi sta investendo in titoli di Stato spagnoli o italiani in quanto vi è margine per un aumento del premio per il rischio che deprezzerebbe i rispettivi bonds.
Chi avesse voglia di acquistare dei CCT, in caso di crisi finanziaria, si difenderebbe meglio con la vecchia tipologia indicizzata ai Bot anziché quella legata all’Euribor; a giugno il Tesoro potrebbe essere stato lungimirante nel cambiare l’indicizzazione.
Ritornando alla crisi possiamo dire che stiamo vivendo un film visto due anni fa, allora la speculazione prendeva di mira una banca mettendola nei guai, poi ne prendeva un’altra e così via; oggi di mira sono i PIIGS, i primi a cadere sono stati ovviamente le nazioni più deboli, poi si penserà a quelle più grosse, se dovessero entrare in crisi Spagna ed Italia per l’Euro sarebbe la fine ed è questo l’obiettivo degli speculatori.
Personalmente sono favorevole agli interventi di salvataggio perché così vi è speranza di superare la crisi, altrimenti la catastrofe finanziaria ed economica sarebbe imminente, siamo nella stessa situazione di un ammalato di cancro che se si fa le cure si potrà salvare, altrimenti sarà spacciato.

lunedì 15 novembre 2010

STUDIO CONSOB, IL TV


Oggi proseguiamo lo studio della Consob sulle obbligazioni bancarie in collocamento, prendendo in considerazione il tasso variabile, questo studio si basa sullo spread rispetto all’Euribor; come potete vedere dalla tabella lo spread offerto al retail è negativo! Agli istituzionali è positivo, vi riportiamo testualmente cosa scrivono gli studiosi della Consob.

“Nelle offerte al retail, per le obbligazioni con merito di credito uguale a
quello della Repubblica (Aa2) lo spread medio e mediano è negativo per oltre 10 punti
base, mentre per le obbligazioni con rating A1 e A2 lo spread mediano è negativo
per oltre 20 punti base; per quelle con rating A3 e Baa1 lo spread mediano è negativo
per circa 10/15 punti base; per le BCC lo spread mediano è pari a zero (indipendentemente
dalla presenza della copertura del fondo di garanzia Federcasse).
Anche in questo caso è evidente la debolissima correlazione fra i rendimenti
e il rischio emittente. Il costo della raccolta a tasso variabile presso il retail è in media
significativamente inferiore all’Euribor con frequenza molto elevata anche se il rischio
emittente è superiore a quello della Repubblica Italiana, là dove è possibile stimare
che la stessa raccolta in euro del Tesoro italiano presso gli investitori istituzionali internazionali
– attraverso i cosiddetti bond Republic of Italy – nel periodo in esame sarebbe
avvenuta a tassi superiori all’Euribor.
Così come emerso per i titoli a tasso fisso, la situazione è radicalmente diversa
per le offerte destinate agli investitori istituzionali. Lo spread sull’Euribor (di seguito
semplicemente spread) è pari in media a circa 50 punti base per banche che
hanno lo stesso merito di credito della Repubblica Italiana (ciò conferma il fatto, già
emerso in relazione ai collocamenti di obbligazioni a tasso fisso, che, a parità di
rating, gli investitori istituzionali richiedono un rendimento superiore rispetto a quello
richiesto sugli emittenti sovrani che incorpora un premio per la liquidità) e a circa
120 punti base per le banche con rating Aa3; per le banche nella fascia di rating A1
lo spread mediano sale a oltre 180 punti base, mentre per quelle con rating A2 lo
spread mediano scende a circa 60 punti base; per le banche con rating Baa2 lo spread
è vicino ai 200 punti base.
È evidente dunque che anche per i titoli a tasso variabile, a parità di rischio
emittente, i rendimenti offerti agli investitori retail sono significativamente inferiori
rispetto a quelli offerti agli investitori istituzionali nei collocamenti internazionali,
oltre che essere assai debolmente correlati con il rischio emittente.”
Come vedete anche le obbligazioni a tasso variabile in collocamento sono da evitare.

lunedì 8 novembre 2010

Studio Consob sulle obbligazioni bancarie in collocamento


La scorsa estate la Consob ha pubblicato uno studio sulle obbligazioni bancarie in collocamento.
Esso è molto ampio, vi illustreremo in alcuni post la parte che riguarda i rendimenti.
Oggi ci occuperemo delle obbligazioni bancarie a tasso fisso collocate presso il retail nel periodo luglio 2007-giugno 2009 dai primi 5 gruppi bancari italiani, dalle banche controllate dai gruppi esteri e dalle banche di credito cooperativo, che complessivamente rappresentano quasi l’80% del controvalore collocato nel periodo.
Lo studio si basa sul confronto dei rendimenti tra le obbligazioni al retail e quelle presso gli investitori istituzionali nel biennio in esame; sono utilizzati due diversi approcci per misurare il rendimento dei titoli, vi illustreremo solo il primo che si basa sulla rilevazione dei rendimenti al momento dell’emissione, misurati come spread rispetto al rendimento di un equivalente BTP.
Come vedete nell’immagine i titoli sono suddivisi per classi omogenee di rating, quindi osserviamo gli spread rispetto all’equivalente BTP offerte al retail ed agli investitori istituzionali.
Adesso vi riportiamo ciò che scrivono gli studiosi della Consob a proposito di quella tabella:“Nelle offerte al retail, le obbligazioni di banche con rating Moody’s Aa2 (cioè con merito di credito pari a quello della Repubblica Italiana, il cui rating Moody’s è appunto Aa2) hanno uno spread rispetto ai BTP vicino allo zero (la mediana è leggermente inferiore allo zero mentre la media è leggermente superiore allo zero); le obbligazioni con rating Aa3 hanno invece uno spread mediano rispetto ai BTP di circa 10 punti base (la media è di poco inferiore), mentre per quelle con rating A1 lo spread mediano rispetto al BTP è negativo per circa 22 punti base.
Per le banche con rating A2, A3 e Baa1 lo spread medio e mediano rispetto al BTP ritorna ad essere sostanzialmente vicino allo zero.
Solo per le banche con rating Baa2 lo spread medio e mediano rispetto ai BTP è sensibilmente superiore allo zero (circa 30 punti base). Per le
emissioni delle BCC garantite dal fondo Federcasse lo spread medio e mediano è di 7
punti base, mentre quello delle emissioni non garantite è lievemente superiore (circa
13 punti base); la copertura del fondo di garanzia consortile non sembra dunque incidere in maniera significativa sul costo della raccolta e sui rendimenti offerti dalle BCC.”
Successivamente scrivono:
“In sostanza, i rendimenti delle obbligazioni ordinarie a tasso fisso collocate
presso la clientela retail risultano assai debolmente correlati con il rischio emittente e con il rischio di liquidità e sono con elevata frequenza negativi anche per le banche con un rischio emittente superiore a quello della Repubblica italiana.
La Tavola 8 mostra che la situazione è invece radicalmente diversa per le
emissioni collocate presso investitori istituzionali, poiché in questo caso i rendimenti delle obbligazioni incorporano mediamente un premio rilevante rispetto ai rendimenti dei titoli di Stato italiani per tutte le fasce di rating delle banche emittenti. In particolare, i rendimenti delle obbligazioni di banche con rating Aa2 (uguale quindi a quello della Repubblica Italiana) incorporano uno spread medio e mediano rispetto ai BTP di circa 80 punti base (che dunque riflette un premio per la liquidità), mentre per le obbligazioni di banche con rating Aa3 lo spread mediano sale a 90 punti base; per le banche con rating A1 lo spread mediano è pari a 120 punti base, mentre per quelle con rating A2 è pari a circa 100 punti base (tale anomalia riflette probabilmente un diverso timing delle emissioni, un diverso premio per la liquidità o altri fattori di rischio).
È dunque evidente come gli investitori istituzionali richiedano un premio significativo rispetto ai rendimenti dei titoli di Stato italiani per sottoscrivere obbligazioni bancarie, anche laddove il rischio emittente è in linea con quella della Repubblica Italiana. Vi è inoltre una correlazione fra spread e rating molto più evidente rispetto ai dati relativi alle offerte al retail. Diversi studi, condotti su periodi più ampi e su campioni molto più numerosi, mostrano peraltro come nelle offerte di obbligazioni sull’euromercato riservate agli investitori istituzionali vi sia una forte correlazione fra spread e rating e come il rating sia una delle determinanti principali degli spread”.

Riepilogando le obbligazioni bancarie collocate al “parco buoi”offrono un rendimento minore di almeno 80 punti base rispetto a quello offerto agli istituzionali, in pratica quest’ ultimi si fanno pagare sia il rischio emittente che quello liquidità, infatti buona parte dei bonds bancari non sarà quotato in mercati regolamentari, inoltre a volte al piccolo risparmiatore è offerto un rendimento minore dell’equivalente BTP; poi si può osservare che per il retail il rating ha una scarsa influenza sul tasso, mentre gli istituzionali sono più sensibili a questa tematica (ovviamente più si rischia, più alto deve essere l’interesse).

lunedì 1 novembre 2010

IL NUOVO CCT

Oggi vogliamo occuparci del funzionamento dei nuovi CCT denominati CCT-EU che vanno a sostituire i vecchi CCT indicizzati ai BOT più uno spread dell’0,30%.
In pratica il meccanismo dell’indicizzazione dei CCT-EU è semplice, essi sono legati all’ Euribor a 6 mesi più uno spread, che nei due CCT-EU finora emessi è stato dell’0,80%.
Il motivo ufficiale di questa scelta dipende dal fatto che gli stranieri erano riluttanti ad acquistare i CCT legati ai BOT, poi l’Euribor è il classico tasso dei titoli a tasso variabile.
Il tasso dei BOT è legato al rischio paese oltre ai tassi d’interesse, mentre l’Euribor è legato all’aspettativa sui tassi e alla fiducia sul sistema bancario europeo; a questo punto qualche maligno potrebbe pensare che si passa all’Euribor perché il nostro Tesoro in futuro teme una crisi finanziaria dell’Italia, in merito non prendiamo posizione.
Invece vogliamo commentare un passo del comunicato del MEF in cui si spiega il funzionamento di questi strumenti finanziari; si legge che “In un contesto di progressivo ridimensionamento della quota dei titoli a tasso variabile sul totale dello stock dei titoli di Stato, il nuovo strumento andrà a sostituire gradualmente i vecchi CCT , che non verranno più emessi regolarmente.”
Quindi apprendiamo che la quota dei titoli a tasso variabile sullo stock complessivo dei nostri titoli andrà a scendere, questo a nostro avvisa significa che ci si aspetta un rialzo dei tassi nei prossimi anni; è ciò che noi diciamo da mesi, ma vi è un “antidoto” che vi spiegheremo in futuro su quali tipologie di bond puntare in questa situazione, oggettivamente difficile per il reddito fisso.