venerdì 30 luglio 2010

IL PUNTO SUI BONDS

Prima di andare in ferie facciamo il punto sui bonds.
Iniziamo occupandoci dei tassi d’interesse, per quest’anno non credo che la BCE li alzi, dal prossimo anno potrebbe iniziare a farlo, ciò non significa che l’Euribor rimanga fermo, da Aprile sta salendo a causa del drenaggio di liquidità che sta effettuando la stessa BCE; inoltre l’Euribor potrebbe salire se si diffondesse tra gli operatori l’aspettativa di un rialzo dei tassi.
A proposito di questi ultimi bisogna dire che nei prossimi mesi una montagna di bonds deve essere rifinanziata, è probabile per la legge domanda e offerta che si alzino i tassi.
Pertanto alla luce di ciò sconsiglio investimenti a lunga scadenza a tasso fisso, bene i titoli indicizzati all’Euribor.
L’aumento dei tassi riguarda più la fascia a breve che quella a lunga, quindi con i titoli CMS10-CMS2 prudenza, una certa cautela anche per i CMS.
Quanto all’inflazione questa è storicamente bassa, quindi i titoli inflation linked vanno acquistati adesso, a tal proposito vi rimando ai miei post precedenti.
I rendimenti sono bassi, ma ancora le grosse banche americane offrono tassi interessanti in cambio della volatilità, così pure le obbligazioni subordinate, mentre chi ama il rischio, può acquistare obbligazioni del settore auto.
Il blog chiude per ferie riaprirà a Settembre, buone vacanze a tutti.

mercoledì 21 luglio 2010

“MEDIOBANCA 2005-2015 indicizzato all’inflazione europea con moltiplicatore”

Adesso facciamo un esempio di un bond la cui cedola legata all’inflazione è moltiplicata con un moltiplicatore.
Ad esempio l’obbligazione “MEDIOBANCA 2005-2015 indicizzato all’inflazione europea con moltiplicatore” utilizza questo criterio, in particolare la cedola è determinata dal prodotto tra l’inflazione dell’area Euro e 1,44.
Ipotizzando inflazione all’1,5% otterremo la cedola del 2,16%, se l ’inflazione fosse del 5%, la cedola sarebbe del 7,2%; in caso di deflazione la cedola sarebbe nulla.
Questa tipologia è adatta per coloro i quali si aspettano un’inflazione galoppante.
Il post non costituisce sollecitazione del pubblico risparmio.

domenica 18 luglio 2010

HSBC BANK - CPI FIXED 31.10.2013 EUR

Adesso facciamo un esempio di un titolo la cui cedola è legata all’inflazione, in particolare questa è calcolata come somma tra l’inflazione e uno spread.
Come detto nel post del primo Luglio questa metodologia è adottata molto dalle banche (anche lo stato austriaco ha utilizzato questa tecnica).
Vediamo un esempio che non costituisce sollecitazione del pubblico risparmio; prendiamo il bond emesso da HSBC durata quinquennale, nei primi 3 anni la cedola annuale è indicizzata all’inflazione europea (ex tabacco) + 1,75%, in caso di inflazione nulla o negativa rimane solo 1,75%.
Quindi per esempio se l’inflazione è dell’1,5%, la cedola lorda sarà data da 1,5+1,75= 3,25%.
Come vedete rispetto al metodo esaminato la volta scorsa, il calcolo è più facile, ma il capitale non si rivaluta automaticamente; in pratica bisognerebbe reinvestire ogni volta la cedola, per avere una migliore protezione dall’inflazione.

domenica 11 luglio 2010

BTPi 15/09/14

Esaminiamo il BTP con scadenza 15/09/14 che è stato emesso il 15/09/2003; come vi ho detto nel precedente post, i bonds emessi dagli stati legati all’inflazione utilizzano un coefficiente inflattivo.
Questo coefficiente inizia da uno per poi incrementarsi in base all’inflazione, ma in caso di deflazione scende, comunque non può scendere al di sotto di uno; pertanto chi acquista in sede di emissione e aspetta la scadenza non subirà perdite (default permettendo) in conto capitale.
La tipologia in oggetto si basa su una cedola fissa (ovviamente minore rispetto all’equivalente tasso fisso) moltiplicata per un coefficiente; ipotizzando di acquistare il BTP di cui sopra giorno 12 luglio al prezzo di 102,85, il coefficiente al 15/7 (ricordatevi dei tre giorni borsa) è dell’1,14121, quindi bisognerà moltiplicare sia 102,85 che la cedola per questo coefficiente.
Preciso che i nostri BTP sono indicizzati all’inflazione Euro e non italiana, mentre alla borsa di Lussemburgo è quotato un titolo della nostra Repubblica indicizzato all’inflazione italiana.
I titoli inflation linked non si possono paragonare ai titoli a tasso variabile, perché se i tassi dovessero salire e l’inflazione rimanere ferma i titoli soffrirebbero.
Nell’area Euro gli Stati che oltre all’Italia emettono detti bonds sono: Germania, Francia, Grecia.
È bene acquistarli in una fase di bassa inflazione, perché se investissimo quando l’inflazione è alta, i prezzi sarebbero già cari.
In conclusione si può dire che questi titoli in un portafoglio non possono mancare.

giovedì 1 luglio 2010

Obbligazioni inflation linked

Oggi ci occupiamo dei titoli legati all’inflazione, in circolazione ve ne sono di tre tipologie.
La tipologia più complicata la utilizzano gli stati e qualche corporate, essa si calcola moltiplicando sia la cedola fissa per un coefficiente inflattivo, sia il corso secco del titolo per lo stesso coefficiente inflattivo; pertanto sia il capitale che gli interessi sono legati all’inflazione.
Poi le banche e gli emittenti sovranazionali utilizzano le rimanenti 2 modalità, la prima consiste nel calcolare la cedola come una somma tra l’inflazione ed uno spread, l’altra riguarda la moltiplicazione tra l’inflazione ed un coefficiente già prefissato; in entrambi i casi il valore nominale alla scadenza è sempre quello.
Prossimamente esamineremo una tipologia alla volta con relativo esempio.